Mirabilia

Romano non Ripete

Testo: Manuela Crepaz | Foto: Pierluigi Orler

Come lui non c’è nessuno: Romano Doff Sotta conosce l’arte di far suonare l’abete rosso di risonanza: la sua passione porta l’originalità ai massimi livelli, creando strumenti per pochi, veri intenditori, che sanno apprezzare il lungo lavoro artigianale che sottende alla creazione di violini e viole.

Romano Doff Sotta nasce ad Imèr il 4 marzo 1931 e comincia a fabbricare artigianalmente violini nel 1997. Non è nato liutaio, la sua passione è sbocciata a sessantasei anni, dopo aver fatto per una vita il falegname. Ha sempre avuto il desiderio di costruirsi un violino, e l’occasione si è materializzata quando un bel giorno, il liutaio Giovanni Orler di Mezzano gli ha fornito le misure. “Da allora, non sono più stato capace di smettere”, confida. Così, è stato Giovanni il suo primo maestro; poi ha conosciuto il conte Vittorio d’Arten, anche lui falegname e liutaio, ma è stato Hermann Moerl (Germano all’anagrafe) che gli ha dato le dritte giuste. “Era molto bravo e ci trovavamo bene assieme. Andavo da lui a Sant’Agnese di Civezzano due volte all’anno, in autunno e in primavera. Mi aveva colpito particolarmente un manico intagliato diverso da quelli che avevo visto fino allora.

Ma li sa far suonare benissimo, ed il segreto sta nella sua passione e nel legno usato per la cassa armonica: è indispensabile l’abete rosso di risonanza, che Romano sceglie personalmente alla stazione forestale di Paneveggio. Infatti, vuole essere certo che il legno provenga realmente dalla foresta del Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino. Poi, per le altre componenti, è meno selettivo: la tastiera può essere d’ebano, palissandro o bosso; per la cordiera e la mentoniera usa legni diversi, anche il pruno può andare bene. La spalliera è normalmente in acero ma può essere anche in carpino. Alcune cordiere hanno raffinatissime decorazioni ad intaglio con inserti di corno di cervo.

Era esperto nella tecnica dell’intaglio, che utilizzava per quadri spettacolari. Uno è conservato al Castello del Buonconsiglio. Mi era stato presentato come una persona alla mano, non geloso dei suoi segreti e ci siamo scambiati molti consigli e pareri. Certe soluzioni per alcuni strumenti le abbiamo elaborate assieme, condividendo le nostre esperienze”. Ecco che pian piano, dal 2003, Romano comincia a mettere a frutto la tecnica dell’intaglio per decorare i suoi violini. Aveva imparato ancora quando faceva l’apprendista nella falegnameria dei fratelli Doff Sotta in Via Nazionale ad Imer. Era la fine degli anni ’40. È proprio vero il detto “impara l’arte e mettila da parte”. Il suo primo violino intarsiato è stato provato dal Primo Violino della Fenice e il commento è stato estremamente positivo. “Ho regalato anche un violino intarsiato ad Eva Frison, che suona alla Fenice: è lei che li testa e verifica che suonino bene. Io non li so suonare!”

I suoi strumenti sono delle vere e proprie opere artistiche. Ha terminato di costruire l’ultimo violino la settimana scorsa, e non l’ha ancora fatto provare ad Eva, ma tanto sa che il suono è eccellente. La sua esperienza ormai è collaudata ed è diventato un vero liutaio. Lo si può vedere all’opera quando è protagonista delle dimostrazioni

Aquile Magazine

No comments

You can be the first one to leave a comment.

Post a Comment